Mario Perrotta

Atto finale

Teatro dell’Argine in collaborazione con Castel dei Mondi Festival, Teatro Pubblico Pugliese, Regione Puglia, Lunatica Festival, Provincia di Massa Carrara

Atto finaleFlaubert

«Uno spettacolo coeso, denso di contenuto, avvincente e convincente. Uno spettacolo dove la satira della stupidità umana è quanto mai feroce»
Domenico Rigotti, Avvenire

Uno spettacolo di Mario Perrotta
da “Bouvard et Pécuchet” di Flaubert
 
regia di Mario Perrotta
con Mario Perrotta, Lorenzo Ansaloni, Paola Roscioli e Mario Arcari
 
musiche dal vivo eseguite da Mario Arcari (pianoforte)
 
Spettacolo vincitore del PREMIO SPECIALE UBU 2011

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“Se non moriva l’autore, magari la scriveva ancora ‘sta bestia di vita e ci faceva murire a tutt’e due. Invece ci tocca vivere”.

Pare proprio di sì: ci tocca vivere. Soprattutto ai due protagonisti di questo nuovo spettacolo, abbandonati lì da Flaubert che muore prima di compiere l’opera. Dal romanzo incompiuto dell’autore francese ho tratto questa profonda e ridicolissima solitudine dei due uomini che, pur essendo in due, sono soli. Due impiegati parigini che nella mia riscrittura si trasformano in due uomini del nostro tempo che, chiusi volontariamente in uno spazio non meglio identificato, tentano l’impresa impossibile: affrontare e risolvere il dolore esistenziale che li assedia studiando e indagando il web alla ricerca di soluzioni, in una vorticosa ascesa verso il ridicolo involontario. Sperimentano tutto ciò che possono per ritrovarsi, ogni volta, con un nulla in mano. E quel nulla gli ricorda continuamente la loro solitudine, la loro impotenza davanti alla vita. Mancheranno ogni occasione, compreso il suicidio, trovandosi costretti a vivere con l’unica certezza di essere soli. Soli come siamo tutti noi, in mezzo a milioni di persone, chiusi in casa per paura del vicino, per paura che possa rivolgerci la parola o chiederci un favore. Soli davanti alla vita che ci tocca di vivere.
Dopo lo scontro frontale di Misantropo tra individuo e società e dopo il disastro sociale de I Cavalieri – Aristofane cabaret, ecco l’Uomo, solo di fronte a se stesso nel titanico sforzo di esserci, più ridicolo che mai.

Chiudo così la mia trilogia, nella quale ho indagato le mie idiosincrasie e le mie paure di fronte a un modello sociale, quello occidentale, in fase “bizantina”, in caduta libera verso la sua disgregazione. E poche risposte ho trovato e molte domande nuove sono sorte da questa indagine. L’unica consolazione è che, come sempre, arriverà un nuovo “rinascimento”. Spero di esserci.

Mario Perrotta