Mario Perrotta

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Misantropo Il nostro viaggio per l’Italia dei festival inizia a Castiglioncello ad “In Equilibrio”, negli ultimi tre giorni di questo benemerito festival che tanto ha fatto in questi anni per il rinnovamento della scena italiana, puntando sui gruppi giovani verso soprattutto un teatro che riacquistasse il senso della parola significante e verso una danza che […]

Misantropo

Il nostro viaggio per l’Italia dei festival inizia a Castiglioncello ad “In Equilibrio”, negli ultimi tre giorni di questo benemerito festival che tanto ha fatto in questi anni per il rinnovamento della scena italiana, puntando sui gruppi giovani verso soprattutto un teatro che riacquistasse il senso della parola significante e verso una danza che potesse ampliare i propri confini.
Momento clou dell’ultimo week end è stata la presentazione del nuovo lavoro di Mario Perrotta, artista conosciuto soprattutto come felice narratore, in veste qui di regista ed attore. Perrotta, una delle tante anime del Teatro dell’Argine, ha riproposto in una scabra ma densissima trasposizione scenica uno dei capolavori del teatro europeo “Il Misantropo” di Moliere.
Scabra perchè in una scena completamente nuda è il gioco degli attori che compie il miracolo del teatro ma densa perchè con pochissimi accorgimenti al testo viene restituita una contemporaneità esemplificatrice. E’ pur vero che il testo di Moliere è di una modernità disarmante e come dice lo stesso regista “ nei rapporti di potere e col potere: niente è di più vicino a noi…. Sembra paradossale ma la società del Re Sole – così asfittica e autoreferenziale – riguarda strettamente la nostra società globalizzata”. Il Misantropo è il protagonista Alceste ,un efficace Marco Toloni, intransigente idealista, che conduce la sua vita senza false ipocrisie non piegandosi mai a compromessi, incapace di conciliare la propria eticità con le consuetudini sociali. Innamorato di Célimène, una giovane donna un po’ civetta ed amante della mondanità, cerca di convincerla ma invano a rinunciare per amor suo al mondo a cui è abituata. Alla fine Alceste perduto anche un processo intentatogli, deciderà amaramente di uscire di scena.
Perrotta con una serie di compagni di valore come Lorenzo Ansaloni, Paola Roscioli, Francesca Bracchino, Nicola Bortolotti, Alessandro Mor, Maria Grazia Solano mette in scena questo apologo sulla moralità, seguendo fedelmente il copione molieriano, munendo i suoi personaggi di uno specchietto in cui guardarsi e solo un momento si discosta dal testo quando nella scena della festa il chiacchericcio delle malelingue si abbatte su alcune figure archetipe del nostro tempo. Ma tutto ciò avviene discretamente, senze enfasi caricaturale.
Insomma alla fine lo spettacolo risulta essere un modo intelligente e godibile di riproporre un classico ad un pubblico totale restituendogli tutte le sue valenze ancora oggi perfettamente riconoscibili.