Un bès – Antonio Ligabue (primo movimento)
Fattosi conoscere e apprezzare nello stile asciutto e diretto dei narratori (Italiani Cìncali e La turnàta), Mario Perrotta mostra di aver capito per tempo che certe strade possono infine rivelarsi vicoli ciechi. Così nelle recenti stagioni si è preso spazi e tempi per esplorare altre modalità di teatro (nella Trilogia sull’individuo sociale, per esempio) e anche il nuovo progetto – ambizioso, complesso, allargato – sembra segnare uno scarto ulteriore nella sua ricerca. Progetto Ligabue (sul sito www.progettoligabue.it tutte le articolazioni di un disegno almeno triennale) punta sulla figura del pittore Antonio Ligabue e nella previsione di tre “movimenti” geografici si concentra per ora sulla matrice biografica, psicologica, svizzera ed emiliana del personaggio. Il bès del titolo è infatti il bacio desiderato, il bacio elemosinato, il bacio negato che – secondo Perrotta – ha lasciato l’imprinting decisivo nella personalità dell’uomo Ligabue. Lo vedremo infatti, fin dall’inizio, mendicare tra il pubblico quel piccolo gesto d’amore e di intimità che suggellerà poi il finale. La nuova creazione di Perrotta è racchiusa tutta nell’arco di quei baci mancati, che gli permettono di disegnare (anche letteralmente, col carboncino, sulle lavagne-schermo che liberamente egli muove e utilizza sul palco) un ritratto vibrante del pittore matto. Colto dapprima nell’infanzia in Svizzera (e nella sofferta dualità del rapporto tra la madre naturale e quella adottiva) e poi sulle rive del Po nei pressi Gualtieri (RE), punto fermo nella sua ondivaga, ispirata e selvaggia esistenza. Condotto com’è, attraverso le forme del monologo, un approccio di questo tipo esige un impianto di profonda immedesimazione, oltre che un lavoro linguistico accurato, per il pugliese Perrotta che si ritrova a parlare emiliano, e ci sembra la novità più evidente della strada interpretativa su cui l’attore si è incamminato. Strada anche vincente in un mercato che chiede spettacoli di trasparente ed emotiva lettura.