Lo straziante bisogno di affetto di Antonio Ligabue
Al termine dello spettacolo il pubblico, in piedi, ha applaudito a lungo insieme all’attore bravissimo Mario Perrotta, i propri ricordi, e la figura reale e leggendaria di quella terra, Antonio Ligabue. Una serata davvero speciale.
Nell’incanto del Teatro Gualtieri, uno spazio consegnato nuovamente alla comunità per merito di un gruppo che ha lavorato a lungo, aggregato energie, rendendolo agibile in forma sorprendente, il palcoscenico circondato dai palchi, gli spettatori seduti nello spazio un tempo dedicato alla recitazione, una commovente situazione di non-finito che ricorda, in piccolo ma ugualmente prezioso, lo spazio parigino di Peter Brook, con i segni del tempo ancora evidenti, un senso di decadimento, di antico abbandono, che si traduce però in casta, calda accoglienza. Teatro aperto, vivo, così disposto a riprendere la sua importante funzione di richiamo, di slancio e coinvolgimento culturale. In particolare ora proprio con il progetto triennale dedicato a Ligabue avviato con il Teatro dell’Argine di Bologna: così ha ricordato Mario Perrotta, dopo l’emozione condivisa dei lunghi applausi per Un bès – Antonio Ligabue, dove l’attore assorbe le esperienze, gli stati d’animo del grande pittore, una vita sofferta, emarginata, che va ricomponendo a frammenti, svelandola per assaggi e ritorni, smarrimenti e ossessioni, sospesa tra la vita e la morte, al termine una sorta di fantasma del luogo che rievoca, dolente e beffardo, il proprio funerale. Si vedono allora scorrere sul fondo delle ombre, mentre ancora ritorna quella richiesta che si fa straziante, «Un bès, un bès, un bès», tante diverse sfumature per dire del bisogno d’affetto, di tenerezza, di contatto vero, fisico, con una donna, sentire la vicinanza della pelle, delle labbra. Il teatro si riempie intanto di proiezioni del volto di Ligabue, frammenti dei tanti autoritratti, ma c’è anche il documento, una registrazione nota, che mostra quel bisogno di relazione reale, concreta, di dolcezza e sensualità, con la mano che si avvicina ad accarezzare le guance di una donna che subito si ritrae timorosa, infastidita. Un bès – Antonio Ligabue è una creazione complessa, con Mario Perrotta che disegna a carboncino grandi pannelli, ripercorre gli anni in Svizzera di Ligabue, i ricoveri, l’arrivo a Gualtieri, la sua solitudine, con passaggi di grande teatralità, ma al centro resta quella richiesta con cui si apre lo spettacolo tra il pubblico, «un bès, un bès, un bès…», un’esigenza che pare superare anche la soglia della morte…