Per la Grande Guerra Perrotta diventa uno, nessuno, centomila
Uno, nessuno, centomila. Ma stavolta Pirandello non c’entra. C’entra Mario Perrotta che con il suo Milite ignoto – quindicidiciotto, all’Elfo lo scorso 20 giugno in anteprima milanese, porta in scena le voci dei soldati che hanno partecipato alla prima guerra mondiale. E lo fa creando una lingua universale, una babele di dialetti, dal lombardo al pugliese, dal veneto al siciliano, dal sardo al piemontese, che dà voce a quell’uno che diventa centomila o nessuno. Come lui stesso, unico superstite dopo “il grande scoppio”, ignoto a se stesso e agli altri, senza più memoria né identità.
Perrotta è in scena seduto su alcuni sacchi che venivano usati intorno alle trincee per proteggerle e inizia lo splendido monologo mescolando perfettamente parole, suoni e emozioni.
Le parole sono i lamenti di quanti per la prima volta hanno lasciato il loro paese e le loro famiglie per andare a combattere.
I suoni sono quelli delle bombe, cadenzati come virgole nel travolgente racconto. E i gesti sono quelli delle braccia, delle mani e del viso di Perrotta che, pur rimanendo seduto per tutta la durata dello spettacolo, riesce a dar vita allo spazio intorno a sé.
Poi, le emozioni. Quelle che nascono dal “vedere”, dal “sentire”, dall’ “odorare” il fango calpestato, il sangue raffermo, i volti scarnificati, l’orrore della guerra. Uomini degradati a miserie, mandati al fronte per combattere in nome della Patria contro nemici che vivono la loro identica spersonalizzazione. Eppure, dietro ogni “nessuno” ci sono centomila militi, con le proprie storie, le proprie domande senza risposte e le proprie paure. E allora eccola la prima vera unità d’Italia, in cui i confini non contano più e quei milioni di soldati diventano un corpo unico.
Lo spettacolo, tratto da Avanti sempre di Nicola Maranesi e da La grande guerra, i diari raccontano, progetto dello stesso Maranesi con Pier Vittorio Buffa, è un gioiello teatrale che mette al centro della scena il racconto e il suo narratore, un Mario Perrotta in gran forma. Che non si ferma qui. Perché Milite ignoto – Quindicidiciotto fa parte dello “spettacolo per due fronti” che punta lo sguardo anche sull’altro punto di vista – quello del nemico – in Prima guerra quattordicidiciotto firmato dallo stesso Perrotta, stavolta in scena con Paola Roscioli, sulle musiche eseguite dal vivo da Mario Arcari all’oboe, al clarinetto e alla batteria, e da Enrico Mantovani alle chitarre.
Un progetto che punta sulle piccole storie per esaltare la Grande Storia. Quella fatta da uomini, semplici contadini di tutta Italia catapultati loro malgrado in un contesto troppo più grande di loro. A tutti Mario Perrotta offre la possibilità di vivere in un corpo solo. Uno, nessuno, centomila. Anzi, milioni. Assolutamente da vedere.