Mario Perrotta

Hystrio

L’esperanto di guerra del milite ignoto Le vicende riguardanti il primo conflitto mondiale sembrano suscitare nuovi interesse e sollecitare i nostri più sensibili artisti. Così Mario Perrotta, si immerge, dopo il trittico dedicato al pittore Antonio Ligabue, in una nuova avventura dedicata al “milite ignoto” della Grande Guerra. Due i momenti programmati: il primo, Prima […]

L’esperanto di guerra del milite ignoto

Le vicende riguardanti il primo conflitto mondiale sembrano suscitare nuovi interesse e sollecitare i nostri più sensibili artisti. Così Mario Perrotta, si immerge, dopo il trittico dedicato al pittore Antonio Ligabue, in una nuova avventura dedicata al “milite ignoto” della Grande Guerra. Due i momenti programmati: il primo, Prima Guerra – quattordicidiciotto e questo Milite Ignoto – quindicidiciotto visto al festival di Castrovillari, ha avuto esito incantatore e avvincente. Nel film Torneranno i prati il grandissimo Ermanno Olmi narra di un manipolo di disorientati soldati immersi in una natura di ammaliante crudeltà che è assoluta protagonista e testimone immoto di atrocità e speranza per l’avvenire. Perrotta ci sembra percorrere il cammino inverso riportando al centro del racconto l’uomo, con le sue paure e debolezze, un soldato perso in qualcosa di più grande che spesso non riesce a comprendere ma che affronta con suprema dignità. Per farlo lavora sui linguaggi, su di una babele di dialetti che sembrano rincorrersi, fagocitarsi e poi acquietarsi cercando il senso delle parole come se solo quelle potessero sorreggere i corpi fatti carne da macello. I primi venti minuti dello spettacolo sono pura emozione. Una tenue luce azzurra colpisce l’interprete che sembra medium, tramite di fantasmatiche visioni create, più che dall’affastellarsi spesso indecifrabile delle frasi, dal puro suono cadenzato su di un ritmo destinato a infrangersi sul fragore dello scoppio dei mortai. Poi sembra che l’autore voglia dirottare dall’emotività alla razionalità il suo racconto e allora ecco farsi avanti i molti personaggi, i tanti militi con le loro “piccole storie”. Ed è fango e sangue, speranza e paura, amicizia e sconfitte, mentre l’Italia degli ultimi è fotografata nei ricordi e nelle memorie. “Piccole storie” di ragazzi, di giovani sbattuti al fronte nel nome di una patria che stentano a riconoscere, di un nemico invisibile tanto simile a loro, vicende capaci – come sottolinea lo strepitoso protagonista – di «gettare altra luce sulla grande storia».