Mario Perrotta

Corriere della Sera

La Grande guerra nei dialetti dei soldati Per mettere in scena la Prima guerra mondiale Mario Perrotta in Milite Ignoto – quindicidiciotto, ispirato a lavori di Nicola Maranesi (all’Elfo di Milano il 20), ha scelto le piccole storie di militi impantanati nell’orrore delle trincee, tra fame, pidocchi, malattie, in un «andare avanti» demenziale per conquistare […]

La Grande guerra nei dialetti dei soldati

Per mettere in scena la Prima guerra mondiale Mario Perrotta in Milite Ignoto – quindicidiciotto, ispirato a lavori di Nicola Maranesi (all’Elfo di Milano il 20), ha scelto le piccole storie di militi impantanati nell’orrore delle trincee, tra fame, pidocchi, malattie, in un «andare avanti» demenziale per conquistare un metro, con la morte che può arrivare anonima, come ignota è la vittima, da un cecchino, da una granata, dal gas, da una bomba, da un fuciliere alle tue spalle.
Piccole storie che raccontano appieno l’insensatezza di una delle più tragiche e sanguinose vicende della storia moderna, la Grande guerra, nella quale affondano anche la radici dei totalitarismi a venire.
Dal micro al macro. Scelta vincente quella di far parlare i soldati nei diversi dialetti, creando una Babele di suoni e accenti. Seduto su sacchi di sabbia, con schiettezza recitativa e una fisicità contenuta, quasi compressa dai muri della trincea, Perrotta è il soldato della Grande guerra che è convinto che la «Patria sia roba per la testa dei signori», che soffre perché devastato dai dolori per un’infezione, «il piede da trincea», che forse gli costerà la gamba, che è consapevole del disastro dei comandi di Cadorna. È il fantaccino che vive una vita senza vita.