Quell’amore travolto dalla guerra nel racconto del ragazzo Perrotta
Pesa come un macigno sul cuore quel primo bacio mai dato, quel sogno d’un amore giovane, bello e pulito spazzato via da una “grande guerra” che di grande, come tutte le guerre, non ha avuto nulla se non il dolore, la disperazione, lo squallore. E l’inutilità.
Con “Prima Guerra – quattordicidiciotto”, Mario Perrotta e Paola Roscioli hanno ridato voce, l’altra sera nel Parco di Ca’ Erizzo a Bassano del Grappa per Operaestate, a Toni, a Maria e al loro sogno d’amore travolto non solo dalla prima guerra mondiale, ma anche da quella guerra nella guerra che si trovarono a combattere gli italiani di confine – trentini e giuliani – schierati con un esercito austroungarico che li mandava al macello, ma non si fidava di loro.
Toni e Maria sono due ragazzi trentini come tanti. Nel 1914 lui ha diciannove anni, lei diciotto. Lui si è innamorato di lei per la dolcezza della voce e il candore della pelle. Lei ama il suo Toni di un amore sereno, che non chiede altro se non di diventare casa, famiglia.
Poi, in un attimo, il mondo si capovolge, le piccole ma solide certezze della quotidianità vengono travolte dall’onda di piena di una guerra. Toni e gli altri uomini del paese vengono spediti al fronte. Le donne, i bambini e gli anziani vengono portati via. Nessuna notizia, nessun contatto.
Passano i giorni, i mesi, gli anni. La guerra lampo si fa tempesta senza fine. Toni morirà, ucciso dai colpi di un russo a guerra ormai finita. Di lui non resterà che una piccola croce senza nome. Maria darà il suo nome a una di quelle croci, per poter piangere e cantare un’ultima canzone al suo Toni.
Perrotta e Roscioli, affiancati sulla scena dai musicisti Mario Arcari ed Enrico Mantovani, affidano alla sola voce le mille sfumature di un testo splendido, potente nella semplicità ruvida di un parlato dal sapore trentino e in perfetta fusione con una musica e un cantato che ora è racconto e ricordo, ora è pura emozione.
Sulle sponde del Brenta carezzate dalla brezza, sotto un cielo pieno di stelle nel parco della villa bassanese che nel 1918 ospitò la croce rossa americana ed Ernest Hemingway, volontario del ser- vizio ambulanze, il racconto di Toni e Maria, autentico e poetico, ha strappato lacrime e applausi.