Primavera dei teatri a Castrovillari
Si riempie di spettacoli ancora una volta, come sempre tra maggio e giugno, il protoconvento francescano spinto su uno sperone del paese di Castrovillari verso il Pollino giallo di ginestre. Per la quindicesima volta Primavera dei teatri porta in questo lembo nord della Calabria i nuovi linguaggi della scena italiana grazie all’intelligenza, alla curiosità, alla necessità di costruire un ambiente per la creazione artistica d’oggi nella regione forse più arroccata d’Italia, più lontana dai centri di cultura […]
Gli incubi di Ligabue
Non ci resta che ridere? Contraddice questa tendenza lo spettacolo più atteso del festival, Pitùr di Mario Perrotta, che ci sposta mentalmente sugli argini del Po, tra la fine della guerra e gli anni del boom economico, mostrando, per sprazzi poetici, per ossessioni, il mondo di Antonio “Toni” Ligabue, il matto, il solo, il deriso da tutti, l’inventore, con colore, con disegni che fermavano la furia il mistero la bellezza del mondo, di un’altra vita rappresentata in quadri detti naif. Questa, dopo Un bès. Antonio Ligabue, che ha fruttato a Perrotta il premio Ubu come miglior attore 2013, è la seconda tappa di un progetto in tre tempi di un artista coraggiosamente sperimentatore. Che non ha voluto ripetere la formula di successo del primo spettacolo, in cui raccontava la vicenda del pittore di Gualtieri di Reggio Emilia trasformandosi in lui, perfino dipingendo in diretta. Questa volta dai pannelli che compongono la scenografia balenano per suggestioni personaggi, minacce notturne e diurne, i paesani che deridono, che escludono, le donne che Ligabue desiderava tanto e che lo respingono. Poche le parole, molte le visioni, in un lavoro che forse senza il primo non ha una sua autonomia (ma forse no: bisognerebbe vederlo senza aver assistito all’altro), che sicuramente ha bisogno di rodarsi nel gioco d’insieme, anche per l’impegno fisico richiesto agli interpreti, che mimano, agiscono, sarabandano, manovrano, quasi danzano.
All’anteprima di Castrovillari si sentiva ancora qualche impaccio. C’è da ammirare il coraggio di Perrotta di esplorare nuovi territori e c’è da lasciarsi trasportare negli incubi, rappresentati in corpi, in immagini che raccontano senza parole Ligabue e un passato dell’Italia, tra l’acqua placida del fiume con i pioppi sugli argini, vespe, lambrette, caroselli, alta moda e manicomi, e da farsi prendere dalla colonna musicale di Mario Arcari, che tra Verdi, il liscio di Secondo Casadei e proprie malinconie ricostruisce un altro mondo dell’anima entusiasmante e straziante.
Quando baluginano quadri che raffigurano tigri ruggenti, aquile ghermenti, occhi di animali, piume, colori, e gli attori sembrano voler dare corpo a quei colori, a quelle grida e stupori di vita, lo spettacolo raggiunge i suoi momenti più forti. Ricostruisce veramente, per ellissi, per precipizi, una vicenda umana, un mondo, un’altra espressionista prospettiva […]