La pittura di Ligabue protagonista del Festival di Castrovillari
[…] Ma le maggiori aspettative della serata erano rivolte a Pitùr, l’ultima creatura di Mario Perrotta, prodotto dal Teatro dell’Argine, con la collaborazione, fra gli altri, del comune di Gualtieri, l’ultima residenza del pittore Antonio Ligabue. Ho detto “aspettative”, perché chi aveva apprezzato Un bes, il lavoro dedicato lo scorso anno a questa figura, emblematica dell’emarginazione e della diversità, si aspettava una sorta di sequel. Perrotta, invece, ci ha spiazzato con una sorta di coreografia, ove si ritaglia una parte defilata di personaggio coro, interloquendo con altri sette performer (tre uomini e quattro donne) che manovrano a vista altrettanti pannelli sui quali si proiettano, ora immagini astratte, ora particolari di quadri del pittore. La musica spazia da Verdi ai classici contemporanei, a vecchie canzoni popolari. Ma l’invenzione di maggiore efficacia teatrale ed originalità creativa è quella in cui, sulle note ossessive di una giga bachiana, si evoca in modo trasparente ma delicato l’autoerotismo di Ligabue. Uno spettacolo che non spiega, non racconta, ma che ci restituisce poeticamente, con poche parole smozzicate in dialetto, ma specialmente con lo strumento dell’espressione corporea, la figura di Ligabue. Il progetto prevede una terza tappa, quasi utopica nella sua grandiosità visionaria, l’anno prossimo: una installazione di 800 artisti, sul Po, presso Reggio Emilia.