Mario Perrotta

Hystrio

Un padre perso nel mare Dopo un lungo percorso di studi estivi, l’Odissea di Mario Perrotta trova la sua forma definitiva. L’attore indossa il personaggio di un Telemaco di un paesino del Sud, del suo Salento, in cerca del padre portato lontano dalla guerra e dal mare. I piani del racconto si moltiplicano, in un’opera […]

Un padre perso nel mare

Dopo un lungo percorso di studi estivi, l’Odissea di Mario Perrotta trova la sua forma definitiva. L’attore indossa il personaggio di un Telemaco di un paesino del Sud, del suo Salento, in cerca del padre portato lontano dalla guerra e dal mare. I piani del racconto si moltiplicano, in un’opera che immerge il mito nelle mitologie dei nostri giorni e prova a penetrare sentimenti e rabbie odierne attraverso il respiro dell’epopea omerica, intrecciandosi con atmosfere musicali che ora incalzano gli eventi, ora li distanziano, ora creano ulteriori piani di fuga e di struggimento. Il protagonista apprende le avventure del padre da un vecchio, Antonio delle cozze, che sa come interrogare il mare in tempesta e farlo parlare. I vagabondaggi marini di Ulisse sono echi portati dalle onde, di lotte contro ciclopi che commerciano in organi umani o di Circi che gestiscono discoteche a luci rosse. Telemaco, truccato come un Renato Zero di periferia, affronta i paesani malevoli e maldicenti nei confronti della madre. Alla fascinazione e al rimpianto per il genitore assente subentra l’ironia nei confronti di un uomo che non trova mai la strada per tornare a casa, la rabbia contro il paese pettegolo, con toni caricati quanto mai efficaci e, nel fondo, disarmati. La conclusione sarà sconsolata, in uno spettacolo in cui la narrazione diventa qualcosa di più intimo: una riflesso di avventure vagheggiate e odiate all’interno di un’anima giovane, fragile, speranzosa , delusa; un tentativo di ricostruire, con parole, suoni, atti, immaginazioni, un mondo freddo, ostile, inospitale.