Versoterra: un viaggio teatrale dall’alba a mezzanotte di Mario Perrotta
[…] Lireta non cede. Il diario di Lireta Katiaj è la conclusione, l’ultimo atto serale (ma potrebbe essere anche il primo, e lo sbarco e la nostalgia dell’alba e del tramonto dei flashback). Mario Perrotta traduce in racconto teatrale con musiche il diario di Lireta Katiaj, finalista nel 2012 al premio dell’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, ora un libro pubblicato nel 2016 da Terre di mezzo. Paola Roscioli diventa Lireta, una donna albanese che scappa dalla miseria, dalla violenza familiare, dal maschilismo nella sua patria, e li ritrova da questa parte del mare, e qui combatte con lieto fine, dopo varie avventure per trovare una terra promessa.
L’attrice-narratrice, tra le rocce di Diso, sulla piattaforma sul mare, sotto le stelle, accompagnata dalla chitarra di Laura Francaviglia e dal violoncello di Samuele Riva come altre voci che si insinuano dove le parole non arrivano, molto spesso sta di spalle, rivolta verso un’Albania che luci di sogno evocano. È volitiva, incalzante, determinata. Si lancia perfino in canzoni cabaret alla Milva che fa Brecht. La meta finale viene allontanata da ostacoli di ogni genere, nella traversata del mare dei sogni che diventa mare degli incubi, della morte, buttata in acqua dal gommone poco prima di arrivare a riva, con la figlia neonata, respinta dall’Italia. Ma alla fine riuscirà a vincere la sua battaglia, dopo altre lacrime, durezze, lotte, fino a conquistare la libertà personale e a diventare imprenditrice.
Dal lieto fine tutta la storia che abbiamo visto assume un altro sapore, anche se quell’uno solo che ce la fa può risultare consolatorio (ma gli spettri dei caduti, dei perdenti apparsi nella lunga giornata ce li porteremo dietro, dentro di noi). Qualcosa ci manca. Non sappiamo se è l’interprete che, alla prima rappresentazione, ancora non regge totalmente il confronto con la durezza e la complessità della vicenda, e si rifugia in qualche manierismo. Oppure se è proprio la tecnica della narrazione teatrale che mostra qualche limite. Se il punto di vista unico, la soggettiva dalla prospettiva del lieto fine, mette in ordine troppo facilmente il mondo. La forza del dramma, del conflitto tra più personaggi, se sviluppata appropriatamente, evita di fornire punti di vista privilegiati, e per questo scontati. La narrazione può risultare ottimistica ricomposizione di casi particolari, proiettati epicamente in modelli, specie quando a parlare è una prima persona singolare. Ma in ogni caso, la storia di Lireta assume senso collettivo dalla furia, dal dolore dei fatti svolti, visti, vissuti durante la lunga giornata.