Festival d’autunno
L’ultimo nato tra i festival si staglia subito per la sua identità: Bella ciao. Il balsamo della memoria. A idearlo Ascanio Celestini (con Debora Pietrobono), affabulatore esemplare che ha fatto del racconto orale, fra cronaca e memoria del passato prossimo e presente, il suo mezzo espressivo. Caratteristica della rassegna è il decentramento in un luogo periferico della capitale quale è il decimo municipio […]. Tra i nuovi narratori, tesi a recuperare storie e testimonianze reali, si fa strada il pugliese Mario Perrotta. Il suo progetto Italiani Cìncali! (insieme a Nicola Bonazzi), che nell’assonanza sta a significare “zingari” – perché così erano chiamati i nostri emigranti -, ha prodotto due spettacoli intorno al tema dell’emigrazione italiana verso i Paesi del Nord Europa. Nata dall’ascolto, dalla raccolta di vicende reali, di lettere e di sensazioni, di sguardi impressi da restituire sulla scena, La Turnàta di Perrotta mette a fuoco il ritorno definitivo nel proprio paese natale di una famiglia di emigranti dalla Svizzera nel 1969. La descrizione di quel lunghissimo viaggio in macchina da Zurigo a Lecce diverte e fa riflettere. Perrotta snocciola descrizioni accurate della cucina del piccolo appartamento, del figlioletto clandestino portato di nascosto sotto il cappotto del padre e tenuto chiuso in casa per cinque anni (perché era vietato portare in Svizzera i propri famigliari); dei lavoratori stagionali che non avevano alcun diritto sindacale e politico; poi, del confine da attraversare col bambino chiuso dentro il baule della macchina e con il nonno morto da far credere addormentato per poterlo seppellire nella sua terra natia. Ma il racconto ci parla anche di ostilità sopportata, di operai morti sul lavoro perché senza misure di sicurezza e senza tutela, di referendum per scacciare gli italiani e di archivi della polizia con novecentomila “schede di vita” di questi poveri diavoli, fra cui molti considerati sovversivi. Incalzante e persuasivo, di furente e mite espressività, Perrotta, sfumando infine sulle note della canzone di Al Bano Nel sole, dosa con sapienza di toni questo intenso monologo dedicato a quelli che partono e che tornano. O che non tornano più. Storie vicine al nostro tempo che diventano cronaca […].