Mario Perrotta

Il sole 24 ore

In viaggio su una sedia Roma. Seconda tappa del progetto dedicato da Mario Perrotta all’emigrazione italiana e intitolato Italiani Cìncali!, secondo quel misterioso appellativo che indicava come “zingari” i lavoratori provenienti dal nostro Paese. Ma ha un titolo tutto suo questa seconda parte, è La turnàta, ed evoca invece un ritorno definitivo, dalla Svizzera alla […]

In viaggio su una sedia

Roma. Seconda tappa del progetto dedicato da Mario Perrotta all’emigrazione italiana e intitolato Italiani Cìncali!, secondo quel misterioso appellativo che indicava come “zingari” i lavoratori provenienti dal nostro Paese. Ma ha un titolo tutto suo questa seconda parte, è La turnàta, ed evoca invece un ritorno definitivo, dalla Svizzera alla propria terra, la Puglia, che è anche il luogo d’origine dell’attore in scena. Singolare quadretto famigliare, quello che ci descrive Perrotta, da solo, seduto su quella sedia che è ormai unico e irrinunciabile elemento del teatro di narrazione. Nel gioco fantastico di voci, di dialoghi e di pensieri ci appare quell’Alfa Romeo sulla quale, orgoglioso, torna l’emigrato, insieme alla moglie e a un amico, col babbo morto vestito e sistemato come se fosse vivo, per fargli superare la frontiera e seppellirlo al suo paese. Insieme a loro c’è un bambino, e il punto di vista intorno al quale si ricuce tutta la vicenda è proprio lo sguardo del piccolo, tenuto nascosto per i primi nove anni della sua infanzia, senza poter mai uscire, senza vedere altri che i genitori, senza scuola né amici, giacché le leggi elvetiche proibivano agli stranieri di tenere con sé la prole. Un fitto scambio di battute avviene durante quel lungo viaggio, la paura della polizia, le accese discussioni di politica e di calcio, sotto gli occhi stupiti di un bimbo che per la prima volta vede il mondo. Il lavoro è stato scritto a quattro mani con Nicola Bonazzi dallo stesso interprete, e Perrotta non soltanto è energico, fantasioso e limpidissimo nell’incedere di quel fitto tessuto verbale e narrativo, ma è capace di mostrarci quelle vicende tristi con una luminosa ironia, uscendo, di tanto in tanto, dalla polifonia del racconto per inquadrare i fatti con cifre e notazioni storiche.