Dalla Svizzera a Lecce, il viaggio di una famiglia del Sud diventa epopea minima
A volte tornano. L’attore e regista Mario Perrotta, salentino e bolognese d’adozione, lo ha fatto alla Galleria Toledo per raccontare a sua volta un ritorno, quello degli emigranti meridionali dalla Svizzera. «La turnata», seconda parte del progetto Italiani Cìncali! firmato con Nicola Bonazzi (autore dei testi), racconta come un’epopea minima il viaggio di una famiglia leccese da Zurigo al paese d’origine. Che cosa sia la «turnata» lo spiega Perrotta in apertura del suo monologo visivo e visionario (la storia è vista e restituita dagli occhi di Nino, un bimbo di nove anni, clandestino perché agli emigranti era vietato anche riprodursi): «Una enùta è solo una enùta, mentre la turnàta è per sempre. La differenza: una enùta è una fesseria, il tempo di guardarsi attorno per ripartire e dimenticare. La turnàta, invece, vuol dire che ti sei sistemato, puoi mettere a fuoco, ricordare le facce e i luoghi perché stai per tornarci, definitivamente». Teatro cronaca potente e documentatissimo (alle spalle c’è una caparbia inchiesta sulla legislazione, le storie e la storia dell’emigrazione) quella di Perrotta si conferma una riuscitissima operazione-memoria. Ma di una memoria recente e civile. La capacità affabulatoria di un cuntista contemporaneo e la scrittura drammaturgica ruvida e raffinata ad un tempo fanno di questa pièce del Teatro dell’Argine un’esperienza civile ed esteticamente ineccepibile. In scena a Napoli fino al 12 febbraio.