Mario Perrotta

La Pronvincia di Como

RACCONTATORI – La pioggia non rovina la festa del teatro Spettacolo da ricordare, l’altra sera, al Paese dei Raccontatori. Per l’ultima data del Festival della narrazione di Mariano, alla Cascina Mordina, gli organizzatori hanno sfoderato gli assi nella manica, regalando al pubblico una kermesse teatrale di alto livello che nemmeno il furioso acquazzone di mezzanotte […]

RACCONTATORI – La pioggia non rovina la festa del teatro

Spettacolo da ricordare, l’altra sera, al Paese dei Raccontatori. Per l’ultima data del Festival della narrazione di Mariano, alla Cascina Mordina, gli organizzatori hanno sfoderato gli assi nella manica, regalando al pubblico una kermesse teatrale di alto livello che nemmeno il furioso acquazzone di mezzanotte ha potuto rovinare. Il pezzo forte della serata e del festival era in prima serata. Si trattava di Italiani Cìncali: minatori in Belgio, scritto da Nicola Bonazzi e Mario Perrotta del Teatro dell’Argine di Bologna. Sulla scena per due ore trascorse in un lampo, lo stesso Perrotta, nuovo fenomeno del teatro di narrazione. Con capacità non comune di affabulazione, messa al servizio di un testo straordinario, che passava agilmente da storia a cronaca e vita privata, Perrotta ha raccontato la tragica epopea della migrazione italiana in Belgio per lavorare nelle miniere di carbone. Affidata quasi esclusivamente alla parola raccontata, con l’ausilio minimale ma ben congeniato di pochi cambi di luce e a effetti sonori, la narrazione passava attraverso la voce di un personaggio, un simpatico postino salentino, elevato al ruolo di testimone e di protagonista, di una pagina di storia del sud, a testimonianza di una vitalità e di una voglia di racconto che oggi vede nel nostro Mezzogiorno una fucina di talenti. L’attore – autore, ha dunque aperto le pagine sbiadite di un libro risalendo al dopoguerra, quando il grande miraggio di un benessere sconosciuto spinse migliaia di italiani a lasciare casa, famiglia e patria per andare alla “belgique”, dove però ad attenderli c’era l’inferno della miniera. Il racconto passava attraverso due binari anche linguisticamente diversi: quello del racconto del postino, registrato in presa diretta, e quello basato sui dati storici, frutto di ricerca sui giornali e nella legislazione dell’epoca. Mirabilmente fusi insieme i due registri creavano un affresco epico e umano, in cui le figure sulla scena acquistavano credibilità e spessore psicologico. Dopo i caldi applausi la serata è proseguita con il divertente e intimistico Un uomo da massaggiare di Antonio Russo da Bergamo. La pioggia violentissima ha solo interrotto la prova, conclusa sotto i portici. Anche qui applausi sinceri.