Mario Perrotta

Italia sera

L’ottimo lavoro di Perrotta all’Orologio – Memorie di emigranti Nel cuore della terra la vita è simile all’inferno: anche se i demoni di questo regno sotterraneo sono poveri minatori, partiti dallo loro patria in cerca di fortuna. Nel cuore della terra la natura non è la madre buona che, generosa, accoglie i figli nel suo […]

L’ottimo lavoro di Perrotta all’Orologio – Memorie di emigranti

Nel cuore della terra la vita è simile all’inferno: anche se i demoni di questo regno sotterraneo sono poveri minatori, partiti dallo loro patria in cerca di fortuna. Nel cuore della terra la natura non è la madre buona che, generosa, accoglie i figli nel suo grembo primigenio: a 45 gradi centigradi, circondati dalla pietra e dal brulicare dei topi, i nostri emigranti in Belgio lottavano ogni giorno con la morte e la disperazione. Se sopravvivevano agli incidenti, era probabile che a distanza di pochi anni venissero stroncati dalla silicosi, contratta durante il lavoro in miniera a causa delle nocive esalazioni del carbone. Nel cuore della terra, in Belgio, l’Italia aveva venduto la sua gente per un pugno di combustibile. Con questi pensieri martellanti si esce dalla sala Artaud del Teatro l’Orologio, dopo aver visto Italiani cìncali!, prima parte di un laboratorio scenico che Nicola Bonazzi e Mario Perrotta hanno iniziato lo scorso inverno sull’emigrazione italiana del secondo dopoguerra. Raccolte una serie di interviste,”quasi un anno di testimonianze, un anno di memorie rispolverate a fatica”, spiega Mario Perrotta, “è nato questo progetto in due parti sull’epopea di milioni di italiani”. Un lavoro di sconvolgente spessore, proposto al pubblico attraverso l’essenzialità di un toccante monologo, condotto con esemplare bravura dallo stesso Perrotta. Storie e volti ormai lontani prendono forma e consistenza scenica sullo sfondo dell’Italia che di lì a poco avrebbe visto la fortuna dei palazzinari e l’esplosione del boom economico, una stagione effimera in cui la provincia del Nord e quella del Sud caricavano su enormi convogli la loro giovane carne da mandare in miniera. La narrazione è legata alla voce di un postino, uno dei tanti postini che in quegli anni divennero l’unico vero tramite tra gli emigrati e le loro famiglie. Solo loro potevano leggere alle mogli, ai figli ed alle madri analfabete la corrispondenza dei cari lontani: strazianti testimonianze di un brutale sfruttamento, spesso mascherato per non recare dolore ai propri familiari. Le voci registrate di Ascanio Celestini, Beppe Barra, Elio De Capitani, Laura Curino e Ferdinando Bruni interpretano, attraverso piccoli frammenti recitati, le ansie e le aspettative di questa gente sradicata. Italiani cìncali! diviene allora più che Teatro della Memoria, Teatro di denuncia per le nuove generazioni. Pochi conoscono, infatti, la tragedia di Marcinelle: 8 agosto 1956, miniera belga di carbone Bois de Cazier. Lì rimasero sepolti vivi 136 italiani insieme ad altri 126 minatori di altri paesi. Una data della nostra storia recente impressa negli occhi lucidi del bravissimo Perrotta che, in scena, dà voce alle parole ‘strozzate’ degli emigranti italiani, “cìncali”, ovvero zingari, secondo gli svizzeri di allora. Il progetto, patrocinato dal Ministero degli Italiani nel mondo, avrà seguito il prossimo anno con un secondo spettacolo dedicato all’emigrazione italiana in Francia, Svizzera e Germania.