Mario Perrotta

Gazzetta di Parma

ITALIANI CÌNCALI! – Con Perrotta nelle miniere del Belgio Bravissimo Mario Perrotta a raccontare, tenendo vivi più piani narrativi, la Storia e le storie, vite vissute coralmente e singoli personaggi, un’alta teatralità tra identificazioni, ricordi, ricerche, chiarimenti, cifre, un equilibrio drammaturgico avvolgente, cambiando toni, accenti, passaggi dialettali, sempre con rigorosa misura nella recitazione, una prova […]

ITALIANI CÌNCALI! – Con Perrotta nelle miniere del Belgio

Bravissimo Mario Perrotta a raccontare, tenendo vivi più piani narrativi, la Storia e le storie, vite vissute coralmente e singoli personaggi, un’alta teatralità tra identificazioni, ricordi, ricerche, chiarimenti, cifre, un equilibrio drammaturgico avvolgente, cambiando toni, accenti, passaggi dialettali, sempre con rigorosa misura nella recitazione, una prova d’attore davvero superba.
Erano giunte informazioni estremamente positive su Italiani cìncali! – parte prima: minatori in Belgio della Compagnia del Teatro dell’Argine di Bologna, drammaturgia di Nicola Bonazzi e Mario Perrotta. Tra le date dell’estate: Granara, in Valmozzola, provincia di Parma. Un piccolo gruppo di case abbandonate da tempo, acquistate da alcuni ardimentosi con chiari progetti di recupero ambientale, agricolo, architettonico, che ospita, ormai già al terzo anno, un prezioso festival teatrale, due spettacoli al giorno per cinque giorni, tante tende intorno alle abitazioni in pietra, laboratori, spettacoli per bambini, diversi spazi come palcoscenico, all’aperto e al coperto, ma anche un grande tendone da circo.
Un incontro importante: per lo spettacolo, Cìncali, e per questa rassegna, un’estrema cura nella scelta degli spettacoli, nel seguire le esigenze degli artisti, sapendo creare una formidabile sinergia, il pubblico giunto lì, incredibilmente numeroso, sempre pronto a mettersi in gioco, con tanta voglia di confrontarsi, molta attenzione durante gli incontri, un moltiplicarsi di domande, un ascolto vivace, ricco di partecipazione. E malgrado il freddo crescente della sera – lo spettacolo di Mario Perrotta al tramonto, incantevole lo sfondo naturale della valle, il cielo terso, subito limpide le stelle al primo buio – così trascinante era la recitazione, l’opera nel suo complesso, da far cogliere solo il piacere di quella situazione, lui Mario, bambino, ai suoi primi incontri in treno con gli emigranti, ricordi lasciati riaffiorare con intimo calore all’avvio della lunga ricerca di testimonianze sull’emigrazione italiana in Belgio.
All’ingresso il pubblico ascolta frammenti di lettere, memorie orali, «vere» ma interpretate da attori, Laura Curino, Beppe Barra, Ascanio Celestini ed altri, voci che torneranno ad affiorare a tratti durante lo spettacolo, solo un breve parlato «reale», di un anziano che aveva lavorato in miniera trent’anni, lì dove spiega come sia indicibile una tale esperienza, per lui stesso impossibile da spiegare, da far capire agli altri.
Ed è stato questo un nodo drammaturgico essenziale: gli autori – regista lo stesso Perrotta – hanno quindi creato una serie di rispecchiamenti, più punti di vista, il narratore principale un postino rimasto al paese, che leggeva le lettere dei minatori in Belgio ai genitori, alle mogli rimaste sole, entrava in casa, scriveva le risposte. E dentro alla sua vita c’è quindi tutta una moltitudine di esistenze, lontane e vicine – e c’è anche una sua personalissima storia d’amore. 1956, duecentosessantadue i morti di Marcinelle, centotrentasei italiani – ma tutti gli anni, prima e dopo, numerosi erano gli incidenti mortali in miniera, trenta, cinquanta, cifre considerate «normali». Ma l’ultima emozione ricorda la storia di Cyrano, la scoperta che le parole scritte colme d’amore erano di un altro. Straordinario Mario Perrotta, un fiume di applausi, molto interessante tutta l’esperienza del festival di Granara.