Mario Perrotta

Corriere di Firenze

Successo alla Limonaia – Perrotta racconta la tragedia dell’emigrazione SESTO FIORENTINO – Il nuovo personaggio – fenomeno di affabulazione del nuovo teatro italiano – Mario Perrotta, che molto si accosta come stile e temi sociali affrontati ad Ascanio Celestini o Marco Paolini, ha portato il suo imperdibile e commovente Italiani Cìncali! il 20 e 21 […]

Successo alla Limonaia – Perrotta racconta la tragedia dell’emigrazione

SESTO FIORENTINO – Il nuovo personaggio – fenomeno di affabulazione del nuovo teatro italiano – Mario Perrotta, che molto si accosta come stile e temi sociali affrontati ad Ascanio Celestini o Marco Paolini, ha portato il suo imperdibile e commovente Italiani Cìncali! il 20 e 21 dicembre al Teatro della Limonaia.
Una storia emozionante, che rapisce e fa piangere il numeroso ed entusiasta pubblico, con il racconto popolare del dramma degli immigrati italiani minatori in Belgio.
Nato da un progetto di ricerca nel Salento, terra di origine di Perrotta, bolognese d’adozione, durato due anni sui racconti dei sopravvissuti “venduti” al Belgio per 200 chili di carbone, questa è la prima parte alla quale seguirà nel 2005 l’emigrazione in Svizzera, Germania e Francia.
Patrocinato dal Ministero per gli Italiani nel Mondo, il testo di Perrotta e Nicola Bonazzi il 29 novembre scorso ha ricevuto un’alta onorificenza da parte della Camera dei Deputati.
La pièce ha debuttato a Roma al Teatro dell’Orologio il 23 settembre con tutto esaurito fino al 12 ottobre. Le richieste fioccano da tutta Italia: il 14 febbraio sarà a Brescia, in una miniera di ferro a 300 metri sottoterra, e dal 21 al 28 al Teatro ITC di San Lazzaro (Bologna), che ha prodotto lo spettacolo.
Un postino, figura realmente esistita, come Skarmeta e Troisi sul grande schermo, tiene le fila e fa da collante alla disgregata comunità di un piccolo paese del leccese dove gli uomini sono partiti in cerca di fortuna in Belgio a lavorare come bestie nelle miniere.
Perrotta è bravissimo nel far passare la morte, il senso di sfruttamento e isolamento, la frustrazione e la nostalgia, i patimenti e le sofferenze, la claustrofobia sotto chilometri di roccia, la silicosi. Sulle note di “Grazie, prego, scusi, tornerò” cantata da Celentano, vengono elencati i numeri dei morti italiani anno per anno nelle miniere: da rabbrividire.