Il Misantropo
E’ un pregevole lavoro di attori Il Misantropo – Molière che il Teatro dell’Argine ha presentato in prima nazionale al Festival delle Colline Torinesi. Emergono le individualità degli interpreti con la loro irruenza ed energia (…) La scena è vuota, uno spazio quadrangolare nero, circondato da semplici sgabelli; tra i pochi oggetti, sono efficaci i bastoni con l’impugnatura a forma di mano che fungono anche da sedili portatili. Il gioco dei personaggi si snoda poi attorno agli specchietti che ciascuno porta con sé, appesi al collo come telefoni cellulari ed usati con la medesima maniacalità: per comunicare in modo compulsivo con sé stessi, per guardarsi e guardare, riconoscersi e mettere in crisi gli altri, abbarbicandosi ad un’identità sempre difficile da inquadrare. Alceste è Marco Toloni, il misantropo, colui che non scende a compromessi con la verità (ma la sua verità, come giustamente sottolinea Perrotta); Filinte è Lorenzo Ansaloni, amico sincero di Alceste, però accomodante; Oronte è il regista Mario Perrotta, uomo di corte, rimatore sgraziato ed adulato; Celimene è Paola Roscioli, amata da Alceste pur rappresentando la quintessenza del trasformismo; Eliante è Francesca Bracchino, cugina di Celimene dal dolce carattere; Arsinoè è Maria Grazia Solano, conoscente di Celimene, sinceramente brusca; Acasto è Nicola Bortolotti e Clitandro è Alessandro Mor, entrambi parodici innamorati di Celimene. In scena sono ottime le donne, che hanno modellato con personalità le rispettive parti, calcando sulla seduzione algida ed infida (Roscioli), sulla morbidezza del gesto e dei toni (Bracchino), sulla sensualità aggressiva ed intrigante (Solano); sono bravi anche i colleghi uomini (…) Va ribadito che il regista Perrotta non si è riservato il ruolo principale, pur imprimendo all’opera un suo preciso disegno. Anche questo è un segno, rispettabile, del suo progetto.