Mario Perrotta

La Nazione – Arezzo

Play Festival – Perrotta rivisita il testo sacro di Molière Verità e finzione danzano intorno al ring. il ring del teatro Pietro Aretino, o meglio la sua versione sotto le stelle, che durante la notte ritaglia il Misantropo di Molière. Il ring della vita. Otto sgabelli, uno per ciascun attore, che si muovono in sincronia, […]

Play Festival – Perrotta rivisita il testo sacro di Molière

Verità e finzione danzano intorno al ring. il ring del teatro Pietro Aretino, o meglio la sua versione sotto le stelle, che durante la notte ritaglia il Misantropo di Molière. Il ring della vita. Otto sgabelli, uno per ciascun attore, che si muovono in sincronia, si alzano e si studiano ai lati opposti del quadrato. Ognuno con il suo specchietto al collo. Un po’ per confermare la propria immagine, un po’ per sbattere quella dell’altro addosso al nemico: in un gioco delle parti a tratti spontaneo a tratti no. Gli specchietti diventano armi, armi di un duello a tratti surreale e un po’ troppo innamorato di se stesso. Lì dove la verità e a finzione si scambiano le parti, fin quasi a sembrare la stessa cosa. Perché la finzione è tanto mediata da apparire la verità più credibile. Perché la verità è talmente estrema da sembrare finzione. Specie per certe soluzioni di scena. Ad esempio gli uomini che girando su se stessi diventano carillon e scandiscono il passaggio delle scene. (…) In scena gli attori non mancano. Tre su tutti. Marco Toloni, un Alceste arrabbiato e disperato che trasmette bene la beffa dell’uomo insieme integro e a pezzi. Maria Grazia Solano, profilo tagliente e un registro che esce dagli schemi. E lo stesso Mario Perrotta, che si ritaglia addosso un Oronte che dà il meglio di sé nella prima parte. Quando l’ironia prende il campo, quando le pause comiche son quanto mai attuali.