Mario Perrotta

Scuolaholden.it

Emigranti Esprèss Difficile amare la propria lingua tanto da goderne quando la si ritrova in un libro: adoro il romanesco mitragliare di Celestini Ascanio, ma difficilmente mi faccio incantare da un mio conterraneo che fa qualcosa di simile. Ma Mario Perrotta in Emigranti Exprèss riesce a rendere il leccese una lingua viva, anche su carta, […]

Emigranti Esprèss

Difficile amare la propria lingua tanto da goderne quando la si ritrova in un libro: adoro il romanesco mitragliare di Celestini Ascanio, ma difficilmente mi faccio incantare da un mio conterraneo che fa qualcosa di simile.
Ma Mario Perrotta in Emigranti Exprèss riesce a rendere il leccese una lingua viva, anche su carta, in un breve romanzo-reportage ambientato nel 1980 su un treno che da Lecce porta i lavoratori italiani all’estero, Svizzera, Belgio, Germania, a lavorare nelle miniere e nelle fabbriche. Su quel treno viaggia il piccolo Mario, che invece deve andare a Milano dove vive suo padre a farsi controllare l’apparecchio ai denti. E intanto può divertirsi col gioco più lungo che conosce (il primo palcoscenico per un attore): ascoltare e raccontare storie per tutta la durata di quel viaggio infinito, che lo porterà infine in Belgio e poi ancora, al ritorno in Salento.
L’italiano sporco di salentino di Perrotta incornicia tutte le storie dei migranti che incontra: una lingua affabulatrice proprio come quella del collega Celestini (Perrotta è prima di tutto un apprezzatissimo autore/attore di teatro), che avvolge il lettore mentre i cunti, a volte reali, duri, altre comici, altre ancora dipinte da un candido simbolismo infantile, creano un’atmosfera che ti fa chiudere il libro pieno, quasi malinconico per aver appena lasciato quel treno.
Emigranti Exprèss nasce come progetto radiofonico per RadioDue e ne conserva lo stesso filo narrativo: ogni fermata un capitolo, e mille storie, dal minatore Virgilio col petto blu al professore che si inventa lettere d’amore tra chi è andato e chi è rimasto, da chi lavora per vivere a chi vive per lavorare, passando per leggi sull’immigrazione che furono, altre ancora in vigore e, guarda un po’, altre ancora da farsi.