Emigranti Esprèss
Le stazioni intermedie del tratto ferroviario Lecce-Stoccarda scandiscono i capitoli del libro, e il bambino Mario, dieci anni, racconta con la vivezza della calata leccese il viaggio-simbolo, uno dei tanti viaggi mensili nel quale lo imbarca la madre – aggregandolo a una famiglia emigrante scelta di volta in volta – mentre il padre, professore a Bergamo, lo attende non senza trepidazione a Milano.
Un’avventura nella quale Mario può dare la stura al proprio estro di affabulatore – “da grande” Mario Perrotta è attore e regista – assorbendo e rimandandoci storie, riflessioni e personaggi dell’epica migratoria italiana. Uno sguardo solo artatamente infantile, per permettere a Perrotta di affrontare con leggerezza e ironia un tema dai risvolti tragici. Il ritmo del parlato rivela, sulla pagina scritta, qualche reiterazione di troppo ma è una pena lieve in cambio di momenti quali la partita di calcio tra capitalisti e marxisti, la genesi della Lega attraverso Schwarzenbach, o la discesa dantesca in miniera. Si sorride amaro, perché dietro le osservazioni pragmatiche o ricche di pietas del bambino Mario, la voce adulta e accusatoria di Perrotta ci ricorda miserie e tragedie di un popolo dallo sguardo sospeso di viaggiatori perenni. Un bel promemoria per chi è pronto oggi a trasformarsi da vittima in carnefice.