Mario Perrotta

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Gli Emigranti Esprèss di Mario Perrotta Il viaggio di Mario Perrotta da Lecce a Milano (poi svisato fino a Bruxelles) è, tutto sommato, breve: quegli interminabili chilometri che lo distanziano da una meta rivista e corretta strada facendo scorrono veloci, cadenzati dalle città sorpassate in treno e dai personaggi che identificano un’epoca. Così, tra notte […]

Gli Emigranti Esprèss di Mario Perrotta

Il viaggio di Mario Perrotta da Lecce a Milano (poi svisato fino a Bruxelles) è, tutto sommato, breve: quegli interminabili chilometri che lo distanziano da una meta rivista e corretta strada facendo scorrono veloci, cadenzati dalle città sorpassate in treno e dai personaggi che identificano un’epoca. Così, tra notte e giorno (e viceversa), Perrotta riporta i trenta-quarantenni d’oggi all’infanzia degli anni ’80: una decade ragazzina segnata dai “Ringhio”, famosi biscotti vaniglia e cioccolato, o dal tifo stereotipato per la “magica Juve”.
Mario ha dieci anni e periodicamente raggiunge suo padre, insegnante a Bergamo. “Mentre è su” ne approfitta anche per un controllo all’apparecchio dei denti, altro must anni Ottanta.
Tuttavia, per arrivare alla stazione centrale di Milano, ci sta di mezzo l’Italia da attraversare. Così, da buon figlio di genitori separati, viene con cura affidato dalla madre alle “persone giuste” sul treno, tanto perché gli diano un’occhiata in quei mille e passa chilometri che tagliano la penisola. In realtà, però, è un affidarlo al treno intero perché Mario, su quelle carrozze, va alla ricerca di vite in movimento, drammi e amori sbocciati o appassiti. Trovando, in sottofondo, la miniera che, come un’oscura presenza, rimane sopita fino ad esplodere in aneddoti malinconici, tristi, veri. Perché lì, in tanti su quel treno, raggiungono Svizzera, Germania, Belgio: le Pais Noir. E non per il cioccolato. Sono emigranti, quegli stessi uomini che hanno lasciato nei gironi danteschi delle cave vite, salute, arti ed emozioni… Ma, spesso, sono anche gli stessi che, ora, differenziano emigrati di serie A (loro) e di serie B (gli altri, i nuovi).
Divertono e commuovono i racconti di Perrotta, che riesce a cogliere le sfumature di epopee familiari attraverso gli occhi d’u’ vagnone salentino. Senza sbrodolature e dosando bene sorrisi e amarezze.