Mario Perrotta

la Repubblica

Dialogo con Flaubert sulla solitudine del web Vi trovate in Puglia, e di sera avete un incantamento per una giovane funambola piena di grazia che con un ombrellino in mano ferma il tempo e danza su una fune al culmine di un tenero repertorio famigliare sotto un tendone (protagonista il Cirque-Théâtre Rasposo). Siete anche reduci […]

Dialogo con Flaubert sulla solitudine del web

Vi trovate in Puglia, e di sera avete un incantamento per una giovane funambola piena di grazia che con un ombrellino in mano ferma il tempo e danza su una fune al culmine di un tenero repertorio famigliare sotto un tendone (protagonista il Cirque-Théâtre Rasposo). Siete anche reduci dall’ aver vissuto un’ impresa virtuale in panni di spettatori-performer dotati di un visore che simula attorno un film (è la tecnica della compagnia inglese Pixel Rosso). Altrove avete spiato col cuore un’ epopea del profondo Sud ( Iancu, un paese vuol dire dei Cantieri Koreja). Allora siete al Festival Internazionale di Andria “Castel dei Mondi”. Nel senso che questa impresa, giunta alla 15ma edizione, dedicata a Franco Quadri, diretta fino ad ora da Riccardo Carbutti, è un’ efficace (diremmo anche generosa) macchina esploratrice di nuovi linguaggi colti e popolari, è una “piazza” estiva meridionale dove c’ è posto per un ampio scenario dal circo alla multimedialità, con la prassi consolidata di dare sostegno a nuove compagnie, vedi ricci/forte, Babilonia Teatri, Teatro Sotterraneo, Fibre Parallele, Gianfranco Berardi, Roberto Latini. A mettersi scenicamente di traverso tra cultura letteraria e strumenti e immaginario del web è, in questo festival, Atto finale-Flaubert che Mario Perrotta ha scritto ispirandosi (esistenzialmente) al romanzo “Bouvard et Pécuchet” di Flaubert, facendo ampio uso di un’ interazione tra parlato e maxi-schermate di Google. Dello spettacolo, che conclude una “Trilogia sull’ individuo sociale”, Perrotta è anche regista e co-interprete con Lorenzo Ansaloni, e la condizione umana e teatrale odierna è quella di due drop out che si auto-emarginano, una coppia beckettiana di transfughi che si isolano e cercano online (non trovandole) le ragioni della vita e di un oltre. Muniti di volti gessosi e vampireschi, di tastiere, di ansie ricercatrici su Internet, i due (con appendice di un altro doppio intrattenitore) giungono a un fallimentare suicidio in una sorta di futuristico Golgota pasoliniano, declinando infine una solitudine che cita Leopardi. Un caso di drammaturgia binaria che celebra il vuoto.