Mario Perrotta

Permàr – Compagnia Mario Perrotta

Chi siamo

Permàr – Compagnia Mario Perrotta è un’Associazione culturale composta da Mario Perrotta, Paola Roscioli, Anna Giuriola ed Elisa Cuciniello.

L’associazione nasce nel 2014 e stabilisce la propria sede a Medicina (BO), territorio dove vengono ideati, organizzati e messi in prova gran parte dei progetti della compagnia, collaborando con il Comune di Medicina e gli operatori culturali del territorio – in particolare La Baracca Medicinateatro. A Medicina, dal 2016, hanno sede anche gli uffici organizzativi e amministrativi della compagnia.

È da questo piccolo nucleo in terra emiliana che si dipanano i progetti stanziali, nazionali e internazionali della compagnia in un continuo migrare per poi “tornare a casa”, contaminarsi con altre realtà per poi “ritrovarsi”, mescolare i campi d’azione tra teatro, radio, tv, scritture, progetti speciali, per poi sostare, riflettere e immaginare nuove partenze. Questo fermento sine die della compagnia trova il suo punto di equilibrio nel confronto costante tra le sollecitazioni progettuali della direzione artistica e il lavoro di un gruppo coeso, capace di sgrezzare, organizzare e mettere a terra fattivamente i progetti stessi.

 

Così è stato, sin da subito, con il primo progetto di cui la compagnia si è fatta carico, il Progetto Ligabue – arte, marginalità e follia ideato e diretto da Mario Perrotta. Progettato da sole quattro persone per settimane intorno a un tavolo, nel rendersi concreto il progetto si è immediatamente espanso, coinvolgendo molte realtà artistiche del territorio emiliano – Teatro dell’Argine, Teatro Sociale di Gualtieri, I Teatri di Reggio Emilia, Progetto Danza, Cantieri Meticci solo per citarne alcuni -, per poi valicare i confini regionali e nazionali e creare un gruppo di partner artistici internazionale composto da 16 soggetti.

Ad essi si sono aggiunti i partner istituzionali, con la Regione Emilia Romagna, la Regione Lombardia e la fondazione svizzera Pro Helvetia a capitanare una cordata di sostenitori fondamentale e imprescindibile per la realizzazione del progetto che intanto si andava espandendo e ramificando in molteplici facce, fino alla sua “esplosione” finale, nel 2015 con Bassa continua – Toni sul Po.
Definito dalla critica un “kolossal teatrale”, ha coinvolto 265 artisti di ogni forma d’arte e 55 persone dietro le quinte tra organizzatori, tecnici e volontari. I chilometri di territorio coperti sono stati 40 – tra l’ex-manicomio San Lazzaro di Reggio Emilia e le rive del Po – e 3 sono stati i comuni coinvolti: Gualtieri, Guastalla e Reggio Emilia. Una sola immagine a raccontare la magia di quel progetto che invase letteralmente il territorio, innestando arte là dove era impensabile: Danusha Waskiewicz, la prima viola dei Berliner Philharmoniker diretti da Claudio Abbado, che suona in piena notte in mezzo alle acque del Po su una chiatta 2 metri per 2. E intorno a lei circondata dalle acque, migliaia di lucciole che danzano nella notte, con enorme stupore di tutto il pubblico ma in particolare della gente di Gualtieri che inizia a mormorare «Non si vedevano da anni! Sarà che l’è il Toni?»

 

Ecco, così terminava la sua corsa quel progetto triennale che, tra il 2013 e 2015, aveva dato vita a esiti variegati e complessi: partito da una stanza si era espanso a macchia d’olio e a dismisura, quasi sfuggendo dalle mani di chi l’aveva pensato, ma regalando soddisfazioni impensabili a tutte le persone che ne avevano permesso la realizzazione e, soprattutto, lasciando un segno profondo nel territorio sul quale si era svolto.

E tra le tante soddisfazioni materiali e soprattuto immateriali, anche i riconoscimenti: due Premi Ubu nel 2013 e nel 2015, un premio Hystrio nel 2014, e un Premio della Critica nel 2015. Nel mentre, la versione inglese del primo capitolo del progetto – Un bès. Antonio Ligabue – chiudeva davvero il cerchio vincendo il premio come Miglior testo straniero al Solo Festival di New York.

 

Il Progetto Ligabue, senza che la compagnia se lo aspettasse, è stata una sorta di matrice primigenia che contiene tutte le possibili “istruzioni progettuali” della compagnia, che si tratti del Progetto Versoterra del 2016 dedicato alle migrazioni contemporanee, o del lavoro sulle lingue d’Italia inaugurato da Milite Ignoto nel 2015 (primo spettacolo con cui la compagnia approda al Piccolo Teatro di Milano per poi tornarvi in tutte le stagioni successive fino al 2020) e concluso con il progetto Per me si va su Dante del 2021 e, ancora, della trilogia sulla famiglia In nome del padre, della madre, dei figli del 2018-2021 o del progetto radiofonico Manuale di sopravvivenza pensato per Rai Radio 3 in piena pandemia.
Diversissimi tra loro per forma e composizione, contengono però lo stesso movimento di espansione e coinvolgimento di soggetti “altri”, sempre nel tentativo di restare fedeli a quel continuo migrare per poi “tornare a casa”, contaminarsi per poi “ritrovarsi”, solo movimento possibile per concedere alla creazione i tempi giusti, lenti, del fare artistico così come il necessario confronto con l’esterno che, solo, impedisce di restare imprigionati nella speculazione delle proprie suggestioni e idee.